17 gennaio 1945. Avviene il “fatto di sangue” a San Mauro: i fascisti si sparano l’un contro l’altro

Giuseppe Fanciotto a, da poco nominato Maresciallo nella Brigata Nera “Ather Capelli” dove era addetto al “Comando Germanico”, è all’interno dell’Albergo Reale con la sua scorta Aldo Pautasso, brigatista, ma di Settimo, e sta aspettando il tramvai che l’avrebbe riportato a Torino. Qui lo raggiunge Pietro Grondana, brigatista sanmaurese, che l’ho avverte che due partigiani sul lato opposto della via stanno fermando delle automobili.
I tre allora escono e intimano l’alt ai due partigiani, che immediatamente cercano di fuggire separandosi. Uno, Cartuccia b, fugge lungo il Po e i fascisti gli sparano forse ferendolo, ma non lo catturano. L’altro, Moretto c, viene fermato davanti a San Rocco con le armi puntate e sta per essere ucciso. Con molto sangue freddo, Moretto “confessa” che il paese è circondato dai suoi uomini e che una macchina del CLN deve transitare di lì a pochi minuti.  E chiede la vita salva per queste “importanti rivelazioni”. I briganti neri, credendogli, si innervosiscono, sospendono per il momento l’esecuzione, bloccano il traffico e fermano le auto che sopraggiungono.

Giovanni Amato, Podestà di San Mauro dal 4 settembre 1943 al 17 gennaio 1945
Giovanni Amato, Podestà di San Mauro dal 4 settembre 1943 al 17 gennaio 1945

Nel frattempo, il podestà Giovanni Amato, che aveva udito gli spari esplosi contro Cartuccia, uscito dal Municipio, raggiunge la piazzetta di San Rocco con il Messo Comunale, e discute con le BN locali, che riconosce, cercando di far cessare ogni atto di violenza.

Ma, come ricorda il partigiano sanmaurese Silvetro Zampieri (Caramba), “Fu a questo punto che le cose precipitarono. Da Gassino stava arrivando una colonna della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) che vide alcuni civili fuggire spaventati dalle raffiche, si fermarono davanti al municipio a chiedere cosa stesse succedendo e qualcuno gridò loro che c’erano i partigiani. Il loro tenente dispose allora l’attacco e i suoi uomini scesero a piedi, armi in pugno, la discesa davanti al ponte: quando furono a vista dei fascisti di Fanciotto, che erano tutti in borghese, e che stava puntando i mitra contro un uomo addossato al muro, non ebbero dubbi che fossero partigiani e spararono loro addosso, a tutti tranne al partigiano Moretta.”

Uccidono subito il brigatista di Settimo Aldo Pautasso, feriscono mortalmente il Podestà Giovanni Amato, feriscono il brigatista sanmaurese Grondana e i passanti Della Valle Pierino di Ettore (detto Calvaga mentre scende in bici dal ponte davanti all’Ottica Brucato), Moncalvo Giuseppe fu Luigi, Omedei Vincenzo fu Nicola (mentre aspetta alla fermata del tramvai).
Moretta approfitta della confusione per fuggire e si dilegua subito verso la collina, mentre la sparatoria continua per un po’ di tempo prima che, tra i fascisti, si accerti l’equivoco.
Solaro d, Federale di Torino, dopo un’indagine locale e il recupero della salma di Pautasso, informa Pavolini, segretario del PFR, che si è trattato di un tragico e fortuito incidente.

Il Podestà e Commissario Prefettizio Giovanni Amato è ricoverato all’ospedale Maria Adelaide di Chivasso dove muore due giorni dopo.

Gli altri sanmauresi feriti sono ricoverati presso la C.R.I. di Strada Mongreno.

Documento del 13/2/1945 della C.R.I. di Strada Mongreno con l’elenco dei ricoverati in seguito alla sparatoria del 17/2/1945. (A.STO.SM., VIII, 5, 413, 8)
Documento del 13/2/1945 della C.R.I. di Strada Mongreno con l’elenco dei ricoverati in seguito alla sparatoria del 17/2/1945. (A.STO.SM., VIII, 5, 413, 8)

Rimane il ricordo di un ragazzo

“… da casa ho sentito l’eco degli spari e dopo che cessarono corsi anch’io a San Rocco, perché lì si era svolta la sparatoria. Vidi due mucchi di neve macchiati di sangue. I corpi dei feriti ed uccisi erano già stati rimossi.”

Fotografie e testo sono tratti dal mio libro “Sanmauresi nella Resistenza: tracce e percorsi”, Araba Fenice, 2024.

  1. Giuseppe Fanciotto, di Celeste e Maddalena Monfrino, nato il 19 settembre 1901 a San Mauro Torinese, di professione tornitore, era l’ultimo Segretario del Partito Nazionale Fascista sanmaurese prima del suo scioglimento il 25 luglio 1943. Dopo la liberazione di Mussolini il 12 settembre 1943 e la costituzione della Repubblica Sociale Italiana, Fanciotto aderì al PFR (Partito Fascista Repubblicano) e divenne Commissario del Fascio Repubblicano sanmaurese fino a seguire le fasi della militarizzazione del PFR, e, per
    naturale conseguenza, aderire alla Brigata Nera “Ather Capelli”.  Si tratta della figura di fascista ormai famosa in San Mauro per la sua tragica fine durante i giorni della resa dei conti.  (back)
  2. Cartuccia è Giraldo Enzo comandante del distaccamento “Barca” della 19ª Brigata Garibaldi, http://intranet.istoreto.it/partigianato/dettaglio.asp?id=44647, verrà poi ucciso in combattimento durante un rastrellamento a Morozzo (CN) il 7 marzo 1945 e verrà decorato con la medaglia d’oro.  (back)
  3. Moretta, o Moretto, è Pampione Angelo comandante della 19ª Brigata Garibaldi, http://intranet.istoreto.it/partigianato/dettaglio.asp?id=63823  (back)
  4. Dr. Giuseppe Solaro commissario federale del PFR di Torino.  (back)

L’11 gennaio 1945 durante il rastrellamento in Val di Susa i nazifascisti uccidono il partigiano sanmaurese Mario Morello (Romblè).

Il 3 gennaio 1945 il Sim (Servizio Informazioni Militari) avvertì il comando della 17^ brigata Garibaldi della preparazione di un massiccio rastrellamento nazifascista in Valle di Susa.

Il comando partigiano decise di attuare una “vera e propria pianurizzazione della brigata”, rimanendo in valle solo il distaccamento “Faleschini” a.

Il rastrellamento iniziò alle ore dieci dell’11 gennaio e coinvolse 5.000 soldati mimetizzati di bianco e ben equipaggiati, appoggiati nella loro avanzata dai carri armati e dall’artiglieria. I nazifascisti salivano, con una manovra a tenaglia, contemporaneamente da Almese e da Viù, con la speranza di bloccare le vie di fuga ai partigiani e trasformare la valle in una trappola, ricalcando così il rastrellamento del 2 luglio.

In valle erano, però, rimasti solo i partigiani del distaccamento “Faleschini” e alla sera dell’11 gennaio il bilancio per la brigata era di un garibaldino morto, 11 partigiani catturati e il ferimento del comandante di brigata “Deo”.
Il partigiano morto è il sanmaurese Mario Morello.

Morello Mario (Romblè), classe 1914
Morello Mario (Romblè), classe 1914

Mario Morello (Romblè), nato il 23 marzo 1916 a S. Mauro Torinese, residente a S. Mauro Torinese in Via Castelverde 8, di professione falegname, l’8 settembre era Caporale dell’Aeronautica del Regio Esercito, in congedo dal 3 febbraio 1942 nel Distretto Militare di Chivasso. Il 26 gennaio 1944, richiamato dall’esercito della RSI, si presenta però allo stesso Distretto e viene arruolato volontario nel Btg San Marco. Non si hanno più sue notizie fino al 20 ottobre dello stesso anno quando lo troviamo in forza nella 17^ Brigata Garibaldi “Felice Cima”, operante nella bassa Valle di Susa, con cui rimane condividendone le sorti fino all’11 gennaio 1945 quando viene ucciso, dai nazifascisti, durante un rastrellamento, nella Regione Miande Marin del comune di Rubiana.
Con Mario Morello si trovava anche il sanmaurese Silvio Mazzucco (Basilio, Silvano), che però lasciò la Brigata dopo il rastrellamento in cui perì Mario.

Mario Morello è ricordato in San Mauro Torinese nella Colonna del Monumento ai Caduti e nel Viale della Rimembranza.

Fotografie e testo sono tratti dal mio libro “Sanmauresi nella Resistenza: tracce e percorsi”, Araba Fenice, 2024.

  1. Nome di uno dei 26 partigiani che trovarono la morte durante l’eccidio del Colle del Lys del luglio 1944  (back)

20 dicembre 1944 a Coazze

I locali del Comune di San Raffaele Cimena conservano esposta su una parete la fotografia del partigiano Carlo Giorgio Ferrarese a cui è intotolata una via del paese. a

Ferrarese Carlo Giorgio (Giurgin) in San Raffaele Cimena
Ferrarese Carlo Giorgio (Giurgin) in San Raffaele Cimena

Carlo Giorgio Ferrarese (Giurgin) era nato il 6 maggio 1925 a Rosolina (Rovigo) ed abitava in Strada Chivasso di Gassino Torinese. Bersagliere all’8 settembre, non rispose alle chiamate dell’esercito di Salò e nel luglio del 1944 divenne partigiano in montagna nella brigata “Nebiolo” della divisione autonoma “Sergio De Vitis”.
Durante la sua militanza fu catturato dai nazi-fascisti a Mollar dei Franchi (Giaveno) e portato a Coazze dove venne fucilato il 20 dicembre 1944.

Con lui altri due partigiani della stessa formazione subirono la medesima sorte. Sono: Enzo Guidi nato il 6 settembre 1926 a Codigoro (FE) dove abitava in Località Aquilone e Germano Ligi Barboni (Ligi) nato il 21 dicembre 1925 a Genova (GE) dove abitava in via Zerbino 18/12.
Tutti e tre avevano raggiunto la Brigata Nebiolo della Divisione De Vitis nel 1944: Giorgio (Giurgin) in luglio, Enzo in marzo e Germano (Ligi) in settembre.

Lapide che ricorda Giorgio Ferrarese all'Ossario di Forno di Coazze (2016-11-03)
Lapide che ricorda Giorgio Ferrarese all’Ossario di Forno di Coazze (2016-11-03)

Tutti e tre sono ricordati nell’Ossario dei Caduti della lotta di Liberazione di Forno di Coazze: Giorgio (Giurgin) con una lapide nella parte a destra dell’ingresso all’Ossario (è la seconda nella terza fila).

Come ho scritto in un post precedente, anche il sanmaurese Pietro Morello, trucidato al rifugio Geat con altri tre partigiani il 12 maggio 1944, militava nella divisione “Sergio De Vitis” ed è ricordato nell’Ossario di Forno.

Maggio 1945 a Torino dopo la Liberazione. Brigata "Secondo Nebiolo" e il comandante "Frico", Tallarico Federico.
Maggio 1945 a Torino dopo la Liberazione. Brigata “Secondo Nebiolo” e il comandante “Frico”, Tallarico Federico.

 

Approfondimenti e riferimenti:

  1. Comunità Montana Val Sangone e Comitato Gestione Ossario Caduti – Forno di Coazze (a cura di), Ricordi ed immagini della Resistenza in Val Sangone, Giaveno 1998.
  2. Sonzini Mauro, Abbracciati per sempre. Il rastrellamento del maggio ’44 e l’eccidio della Fossa Comune di Forno di Coazze, Gribaudo, Savigliano 2004.
  3. Banca dati del Partigianato piemontese

 

 

  1. Devo questa informazione alla sensibilità di un amico  (back)

Dicembre 1944, ottant’anni fa, oggi il ricordo di tre partigiani sanmauresi

Il mese di dicembre del 1944 ci ricorda tre partigiani sanmauresi.

L’8 dicembre, nell’ospedale di Dronero (CN) muore, molto probabilmente per polmonite, il sanmaurese dei Pescatori Pietro Sandri (Giacu).

Il 12 dicembre una puntata dei nazifascisti in Val Luserna (nella Val Pellice) colpisce il distaccamento di Carlo Pilone (Cannone) e causa l’uccisione di 9 partigiani tra cui il sanmaurese Augusto Bianco (Moro).

Il 20 dicembre la perquisizione a San Martino di Castiglione della Leonessa di Chivasso trova e uccide i partigiani Mario Capraro mentre fugge attraverso una vigna e Giovanni Parola “Batistin” trascinato lungo la via Lunga in territorio sanmaurese.

Sandri Pietro 1920 Saliceto -1944 Dronero
Sandri Pietro 1920 Saliceto -1944 Dronero

Pietro Sandri era nato il 12 giugno 1920 a Saliceto (CN), e abitava a San Mauro Torinese in Borgata Pescatori. Pietro era partigiano della XI Divisione Garibaldi nella 104^ Brigata dal 7 luglio 1944 quando l’8 dicembre 1944 muore all’ospedale di Dronero in seguito a malattia contratta in servizio. È Ricordato in San Mauro Torinese nella Colonna Monumento ai Caduti.

 

Ho ricordato Augusto Bianco con un post il 7 dicembre 2023 quando è stata posta la targa che ne ricorda l’abitazione in via Martiri

La chiesetta di San Rocco in occasione del funerale, celebrato il 20 maggio 1945, del partigiano Augusto Bianco ucciso il 12.12.1944 dai repubblichini a Luserna San Giovanni.
La chiesetta di San Rocco in occasione del funerale, celebrato il 20 maggio 1945, del partigiano Augusto Bianco ucciso il 12.12.1944 dai repubblichini a Luserna San Giovanni.

In un altro post, ho raccontato l’episodio della perquisizione a San Martino di Castiglione della Leonessa di Chivasso, che il 20 dicembre 1944 trova e uccide i partigiani Mario Capraro e Giovanni Parola “Batistin”.

Una fotografia di “Batistin” durante il servizio miltare. (Famiglia Parola)
Una fotografia di “Batistin” durante il servizio miltare. (Famiglia Parola)
Lapide che ricorda Mario Capraro, “Al martire dell’eterna libertà”, ucciso il 20 dicembre 1944.
Lapide che ricorda Mario Capraro, “Al martire dell’eterna libertà”, ucciso il 20 dicembre 1944.

 

 

 

Fotografie e testo sono tratti dal mio libro “Sanmauresi nella Resistenza: tracce e percorsi”, Araba Fenice, 2024.

 

 

 

Il 27 novembre 1944, durante un rastrellamento in Val Chisone, i nazi-fascisti uccidono il partigiano sanmaurese Aurelio Carosso.

Durante i rastrellamenti del novembre-dicembre 1944 nella Val Chisone i nazi-fascisti uccidono diversi partigiani tra cui il sanmaurese Aurelio Carosso. a

La 6ª Banda “Antonio Catania” si era accampata alla Verna, sullo spartiacque Chisola-Sangone, e la Banda Guastatori “Guido Morello” era ai Ciomp, sul sentiero che da Cumiana va alla cappella dei Tre Denti, quando venne preannunciato un rastrellamento.

La sera del 26 novembre i tedeschi armati di mortai e mitragliatrici pesanti si inerpicarono sino ai Ronchi…

La Verna fu incendiata e una lunga colonna nera di fumo si alzò nel cielo grigio d’autunno. Rossi, Bonino, Garuffi, Carosso e Del Bianco andarono verso la Colletta: in regione Dalmassi furono uccisi Giuseppe Bonino e Aurelio Carosso, gli altri vennero catturati qualche giorno dopo in una galleria della polveriera a San Bernardino di Trana.
Rossi, preso disarmato, perché per la ferita al braccio non poteva portare armi, fu fatto prigioniero, Garuffi e del Bianco vennero fucilati a Giaveno: Garuffi detto Tarzan prima di finire al muro riuscì a slegarsi le mani e colpì con un pugno il suo carceriere. Nella stessa notte vennero trucidati nella sola zona di Cumiana cinque civili e le due borgate di Fiola e Morelli furono date alle fiamme.

Il 30 dicembre, alle cinque dei mattino, una compagnia di venti paracadutisti della “Nembo” sorpresero nella villa Pastore, in frazione Porta di Cumiana, otto Guastatori della Banda “Guido Morello”.

All’allarme sei di loro riuscirono a mettersi in salvo attraverso i campi, ma Erminio Long e Giulio Bessone vennero fatti prigionieri e torturati, perché rivelassero dove si trovava Lupo, il Comandante della Banda. Erminio Long si rifiutò di parlare e venne barbaramente trucidato a colpi di calcio di moschetto e poi gettato dalla finestra sotto gli occhi del compagno, un giovane delle ultime leve che, atterrito dalla scena di cui era stato testimone, conduceva i fascisti alla cascina Richetta dove c’era Lupo, convalescente da una grave forma di angina, con Giorgio Catti e Michele Levrino, figlio dei mezzadri della cascina, da quattro mesi partigiano della Banda.
I tre giovani fecero ancora in tempo a rifugiarsi in un nascondiglio predisposto nel fienile che, dopo una minuta perquisizione della casa, venne incendiato. I partigiani resistettero a lungo prima di gettarsi fuori, tra le fiamme, incontro al nemico che li abbatteva con tre raffiche di mitra.



Questi i drammatici momenti che portarono all’uccisione di due partigiani ricordati a San Mauro. Il primo, Aurelio Carosso, è fra i partigiani ricordati nel monumento ai caduti di piazza Vittorio Emanuele; al secondo, Giorgio Catti, è intitolata la scuola elementare di Via Magenta nell’Oltre Po.

Aurelio Carosso, classe 1924
Aurelio Carosso, classe 1924

Aurelio Carosso, classe 1924, partigiano della 1ª Divisione Autonoma Val Chisone, il 27 nobembre 1944, viene ucciso dai nazi-fascisti con il partigiano Giuseppe Bonino, nella regione Montagna Prese di Bruino in seguito a rastrellamento e fucilazione.

 

 

Giorgio Catti, classe 1925
Giorgio Catti, classe 1925

Giorgio Catti, classe 1925, il 30 dicembre 1944 viene ucciso dai nazisti con i due partigiani Giovanni Michele Daghero (Lupo) e Michele Levrino alla cascina Richetta in frazione Porta di Cumiana ed è decorato con medaglia di Bronzo al Valor Mlitare.

 

Fotografie e testo sono tratti dal mio libro “Sanmauresi nella Resistenza: tracce e percorsi”, Araba Fenice, 2024.

 

 

  1. Angela Trabucco, Resistenza in Val Chisone e nel Pinerolese, Arti Grafiche, Pinerolo (Torino) 25 aprile 1984, p. 217.  (back)