I Caduti di San Martino di Castiglione

San Martino di Castiglione Torinese si può raggiungere da San Mauro prendendo la via Lunga, che inizia al culmine della strada per Casale nella frazione Sambuy di San Mauro, derivandosi sulla destra e svolgendosi tra diversi tornanti fino a raggiungere i confini di Castiglione Torinese.

Prima di arrivarvi su un piccolo dosso, quasi un momento/tappa di riposo per chi sale, si trova sulla destra un piccolo spiazzo ricavato al lato della strada per offrire l’accesso ad una distesa di prati e boschi i cui alberi lievi appena coprono la vista della basilica di Superga distante sullo sfondo. Appena di fianco un cippo con lapide fatto erigere dal comune ricorda il partigiano Parola Battista colà ucciso il 20.12.1944.

Fig. 1 – Lapide che ricorda Parola Battista, in realtà Giovanni chiamato “Battistin”.
Fig. 1 – Lapide che ricorda Parola Battista, in realtà Giovanni chiamato “Battistin”.

Continuando la salita della via Lunga appena un po’ dopo si entra nel territorio di Castiglione: qui la serpentina prosegue fino ad arrivare ad incrociare Strada San Martino: un crocevia con un bellissimo spiazzo, che gode di una vista bellissima sui campi e le colline vicine, in cui si trova appunto la chiesa di San Martino.

Fig. 2- La Chiesetta di San Martino
Fig. 2- La Chiesetta di San Martino

Guardando la chiesa, sul lato sinistro si trova la lapide, posta dal comune, “Al martire dell’eterna libertà” che ricorda Capraro Mario, colà ucciso il 20.12.1944.

Fig. 3 – La lapide che ricorda Capraro Mario
Fig. 3 – La lapide che ricorda Capraro Mario

La lapide sovrasta un cippo, firmato dalla Brigata Manovra Spartaco II, attiva nel Canavese, che ha sui tre lati visibili il ricordo di tre partigiani caduti nella zona: Bollino Luigi (20.12.1944), Parola Giovanni (20.12.1944), Capraro Mario (20.12.1944), con la scritta per ognuno di “Figura esemplare di combattente per la libertà d’Italia”

Fig. 4 – Le tre lapidi del cippo
Fig. 4 – Le tre lapidi del cippo

Chi sono i partigiani ricordati…

Nella basedati di ISTORETO si trovano le seguenti informazioni

BOLLINO LUIGI a, Cine, nato il 1924.11.08 a Cerignola, residente a Gassino Torinese in Corso Novara 61, Panettiere, inizia l’attività partigiana dal 1943.09.08 e nel 1944.11.26 fa parte della 4° Divisione Piemonte Garibaldi quando viene ucciso in combattimento nel comune di Gassino Torinese b.

È decorato con la medaglia di bronzo al valor militare concessa con la seguente motivazione :

BOLLINO LUIGI di Leonardo, classe 1924, da Cerignola (Foggia).

Giovane combattente, veniva individuato da pattuglie nemiche durante una difficile azione di collegamento. Sebbene ferito si batteva con tutte le sue forze per evitare di essere catturato finchè, sopraffatto, cadeva esanime ed immolava la sua esistenza alla causa della libertà.

Gassino (Torino), 26 novembre 1944.



Don Brovero nel suo diario alla data del 26 novembre annota  :

26 novembre, Domenica. Questa sera nel viale di Castiglione, presso Gassino, un milite della Leonessa di Cimena ha ucciso il patriota Luigi Bollino, di anni 19, sfollato alla borgata Genova di Castiglione.

Mi concedono la salma, ma proibita la sepoltura. Con le Compagnie Religiose abbiamo fatto tutte le preghiere al camposanto. Nessun familiare presente.

CAPRARO MARIO c, nato il 1924.09.30 a Belluno, residente a Torino in via Michelangelo 26, meccanico saldatore, inizia l’attività partigiana il 1943.11.01 e fino al 1944.12.20 è nella Brigata Garibaldi Spartaco II della 4° Divisione Piemonte Garibaldi, quando cade fucilato in San Martino nel comune di Castiglione Torinese (allora sotto Gassino)

PAROLA GIOVANNI (Battistin), nato il 1924.03.19 a Cuneo, residente a Vignolo, operaio, inizia l’attività partigiana il 1943.09.08 e fino al 1944.12.20 è nella Brigata Garibaldi Spartaco II della 4° Divisione Piemonte quando il 20.12.1944 d viene catturato e fucilato in località San Martino del comune di Castiglione Torinese (allora sotto Gassino).

Ancora una volta Don Brovero ci racconta le circostanze che portarono alle due tragiche uccisioni.

19 dicembre. Ore ventuna. Una persona di Gassino mi avverte di aver sentito dal comandante della Leonessa che domani mattina ci sarà [un] rastrellamento a San Martino. Parto immediatamente e dico ai giovani di fuggire subito.

20 dicembre. Di buon mattino la Leonessa circonda la casa Barbero.

I patrioti non mi avevano creduto, avevano continuato a conversare fino a tarda ora e stavano dormendo nella stalla. Capraro Mario, mentre fugge attraverso la vigna, vien raggiunto da una pallottola e cade morto. Il giovane Giovanni Parola, trovato nascosto sotto la paglia, vien fucilato ad una svolta della Via Lunga.

La testimonianza locale della signora Cavassa Luciana figlia di Fiorentina Bude, incontrata a San Martino il giorno della commemorazione dei caduti partigiani il 24 aprile 2016, che riporta il racconto della mamma che fu presente ai fatti qui narrati, dice:

Parola Giovanni, chiamato Battistin, viene legato per i polsi ad un carro trainato da due mucche e che stava passando. Il carro scende nella direzione di San Mauro. Nel punto in cui è collocata l’attuale lapide il carro è fatto fermare. “Battistin” è slegato e tenuto sotto i fucili puntati, al carrettiere viene intimato di proseguire senza voltarsi sotto la minaccia delle armi e appena scompare, i repubblicani uccidono “Battistin” sparandogli alla schiena.

Continuando con la testimonianza dei drammatici fatti di quel giorno Don Brovero prosegue

Vengono pure arrestati il mezzadro della Barbero [Bude Paolo] e il sacerdote di San Martino che ha in deposito un baule dei patrioti.

Avvisato dalla nipote del sacerdote, la quale riferisce che lo zio fu portato a Torino, penso di recarmi prima a Gassino onde mettere in ordine le salme.

Presso Gassino incontravo il Plotone con le armi in spalla che se ne tornava cantando e giubilante. In testa c’era il Comandante e dietro a lui il sacerdote e il mezzadro tra quattro militi.

– Perchè mi porta via il Sacerdote? Io devo comunicare immediatamente ai Superiori il motivo dell’arresto.

Il Comandante colto all’improvviso, quasi trema e balbetta: «Io….Io.. sono un buon cattolico. Voglio spiegazioni dai due».

Don Martinengo e il signor Bude vengono messi in libertà.

– Lei ha dato ordine di sgombrare la casa perchè verrà incendiata. La casa non è del mezzadro ma di una vecchia signora inferma, ben lontana dal pensare che in essa vengano ospitati degli sbandati. Non deve bruciarla. Commette una ingiustizia.

Deve concedermi le salme.

– «Se l’interessano le salme di quei due asini che combattono per gli Inglesi e i comunisti, vada pure a prendersele».

Volgendosi verso i militi con voce declamatoria disse: «Noi combattiamo per l’Italia e per salvare i preti».

«Mi rincresce che un prete come lei si occupi di questa gente».

– Comandante le ho portato un vivo e Lei mi ha dato un morto.

Stringendomi la mano aggiunse: «Dovrebbero fare tutti come Lei. Intesi! per quei due non suona le campane. Nessuna sepoltura, ma direttamente al camposanto».

Ottengo dal municipio due casse e un carro.

Verso notte le salme sono portate al Camposanto.

Qualche giorno dopo la sepoltura:

24 dicembre. Questa sera ottengo l’autorizzazione di inumare le salme dei due giovani: Parola Giovanni e Capraro Mario. Nessun familiare intervenne.

Perché due garibaldini della Spartaco II nella zona di Gassino-Castiglione

La presenza di due garibaldini della Spartaco II nella zona di Gassino-Castiglione trae le sue origini dalla particolare situazione che le forze della Resistenza si trovano ad affrontare dopo il proclama Alexander che consigliava di nascondere le armi, svernare e riprendere la lotta in primavera. Ecco come lo ricorda il comandante Petralia.

Il 13 novembre 1944 la radio «Italia combatte», inaspettatamente diffonde il famoso proclama del generale Alexander (comandante in capo delle forze alleate in Italia) , ai patrioti italiani . Con questo comunicato viene annunziato che la campagna estiva delle armate alleate era finita e sarebbe iniziata la campagna invernale che certamente avrebbe subito dei rallentamenti. Si invitavano pertanto le forze della resistenza a sospendere le operazione di guerriglia, conservare le armi e tenersi pronti per nuovi ordini

Non sempre ciò è possibile e la tattica descritta, con qualche punta di lirismo, nel libro di de Mayo e Viano sembrò essere la più ragionevole

La neve è caduta abbondante, paesi e villaggi sembrano cartoline di Natale, ma se l’occhio si perde per un attimo nella fiabesca visione di paesaggi sepolti sotto bianche coltri, subito il pensiero ritorna alla realtà.

Sono giorni terribili, incalzati dai rastrellamenti, costretti spesso a dover fare l’occultamento per sfuggire alle insidie nemiche e se il ricordo del tepore di una casa si insinua, bisogna saperlo scacciare con forza perché anche il ricordo può far male. Giorni in cui si è colti dallo stupore di sentirci vivi e dallo sconforto per questa fase così amara della lotta. Ma la realtà bisogna saperla affrontare e i partigiani non si danno per vinti.

La situazione militare generale e le condizioni della stagione ora impongono una diversa tattica. Non vi è più la possibilità di intraprendere vaste operazioni e pertanto si ritorna alle azioni gappistiche, ma la parola d’ordine è una sola: intensificare gli attacchi, non dar tregua al nemico. L’attività continua con colpi e imboscate. Piccole squadre di quattri o cinque uomini si spingono nei centri dei presidi per disarmi e catture dettate spesso dall’urgenza di poter effettuare un cambio per salvare dalla morte qualche compagno prigioniero. Altri, in abiti borghesi, raggiungono mulini e cascinali per rifornimenti e per qualche sacco di grano o di farina qualcuno ci lascia la vita.

È quasi certamente questo il caso di Capraro, bellunese residente a Torino, e di Parola, cuneese di nascita, così riportato accanto ad altri che caddero nelle stesse circostanze.

Il 19 dicembre [1944] una pattuglia uccide a San Giusto il garibaldino Cappo Francesco della 76a Bgt. All’indomani perde la vista il garibaldino Ciprario e [Capraro?] Mario, di anni 22, della Bgt. “Spartaco II”. Il 22 in uno scontro a fuoco muore il garibaldino Parola Giovanni, di anni 20, della stessa Brigata f




Le fonti:

Vincenzo Modica “Petralia.” (2013). Dalla Sicilia al Piemonte - Storia di un comandante partigiano. FrancoAngeli.
Tullia De Mayo e Vincenzo Viano. (1977). Il prezzo della Liberta’ - Venti mesi di lota partigiana nel Canavese. Edizione A.N.P.I. Cuorgne’.
Giuseppe Brovero. (1952). Castiglione - Appunti di storia, Racconti di anziani, Pagine di diario. Scuola Grafica Emiliani.
Consiglio Regionale Piemonte. (1979). Seicento giorni della Resistenza. Regione Piemonte.
  1. Distretto Militare di TO, Servizio di Commissariato nel reparto CMP Sussistenza  (back)
  2. Il libro di libro di de Mayo e Viano pag. 72 riporta questa notizia su Bollino Luigi: “Il 20 [febbraio 1944] una puntata fascista investe la zona di Caluso dove fucilano il partigiano Moretto Pietro. Il 24 ritornano a Castellamonte per un altro rastrellamento. Una pattuglia in perlustrazione alla frazione Campo ferisce il partigiano Gorbella Giovanni, di anni 19 del Gruppo “Sale”; morirà alcuni giorni dopo. Il 26 in uno scontro a fuoco muore il garibaldino Bollino Luigi, di anni 19.” Essa ne anticipa la morte al 26 febbraio 1944; data e circostanze sono però errate (vedi anche certificato di morte GASSINO MASIERO)   (back)
  3. Distretto Militare di TO, FANTERIA nel reparto 3° RGT ALPINI  (back)
  4. La data di morte nella base dati ISTORETO riporta l’anno 1943 che errata e che ho corretto con 1944. Inoltre il luogo della morte non è il comune di S.Martino Canavese ma presso la Chiesetta di San Martino.  (back)
  5. È quasi certamente Capraro Mario ed il nome è equivocato.  (back)
  6. Le date e le età corrette sono quelle riportate in precedenza.  (back)
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